Venezia Fonte Inesauribile

Venezia Fonte Inesauribile

Venezia fonte inesauribile di ispirazioni, intuizioni e promesse d’amore.


Tutto scorre sul dorso del serpente d’acqua che pare lottare per disarcionarti, che muta forma per farti gioire di nuovo, ma sotto il pelo dell’acqua già si scioglie il sale che svela un mare che poco più in là ha da venire.


Venezia ultima follia umana,

ultima pennellata dell’artista,

ultimo tocco di cesello architettonico,

ultima sfida agli elementi,

ultimo giorno di festa in maschera,

ultima scarica di adrenalina prima del tuffo,

ultimo attaccamento a ciò che di prezioso si ha,

ultimo spasmo prima dell’abbandono

ed ecco che alla foce del canale l’Assoluto mare

finalmente abbraccia ogni cosa.

Mi immergo in lui e tutto è più limpido.

 

Disorientato vago perso tra le calli, stordito dal rumore degli ambulanti in un dedalo che appare senza fine. Mi ritrovo solo al centro d’un campo¹, scoprendo così come un’ombra informe, appiattita sotto le mie suole, rivela un sole che si fa largo tra i tetti. Io non sono l’ombra che calpesto, e neppure tu Venezia sei le maschere che indossi.

 

Scende su di me un’immensa ombra d’ali. Tremo immobile come un coniglio che attende l’inevitabile affondare di artigli d’aquila, ma anziché tingermi di rosso i peli candidi della schiena mi sorprendo al ricevere un caldo abbraccio d’angelo. L’essere potente e libero dall’ego mi regala rose color del sangue.

 

Mi stringe tanto forte a lui quanto i decisi colpi d’ala che comprimendomi le viscere mi portano sopra i campanili. La mia ombra si fa sempre più piccola fino a sparire tra le pieghe delle masegne².

 

Da quassù vedo il tuo Ushas mudrā³ di terra cullato da maree lagunari chiuse in religioso silenzio. Acqua purificatrice scorre tra le mani come sinuosa coda di drago e cede energia ad ogni ansa fluendo in comunione con Madre Natura. Ora nella quiete tutto tace e mi appare in modo più chiaro.

 

Il volo pindarico mi fa vedere la via per uscire dal dedalo colpevole del mio smarrimento. Il volto teso di paura si dissolve e lascia spazio alla fiducia senza rughe. Respiro aria pura e finalmente vedo in modo più limpido.

 

Ridiscendo con la velocità di un lampo, mi incendio e vibro potente come una colonna di fuoco. La sua forza è tale che non posso scegliere ma devo cedere al suo impeto e trasformarmi sparendo. Come una stella esplosa in supernova illumino d’immenso ogni cosa.

 

Non vedo più nulla perché cieco di energia e non comprendo più nulla perché in verità ora ti sento:

 

Eccoti grandiosa Venezia!

 

Così perfetta che un cerchio di Giotto⁴ non basta ma ne occorrono due assieme a simboleggiarti.

Sei l’Opera Sacra che va oltre gli elementi. Aria, acqua, terra e fuoco si inginocchiano a te che sei la Fonte di ogni cosa. L’ultima volta che ti ho visto eri così bella ma ora che ti sei rivelata l’alfa e l’omega lo sei ancora di più.

 

Le labbra tremano cercando di stringere parole che non bastano a spiegare, le mani indugiano provando ad afferrare l’aria, il respiro è sottile, la mente tace e il cuore trabocca mentre l’occhio opaco e bianco si volge lassù verso l’Infinito.

 

1 – Campo: A Venezia l’unica piazza è quella di San Marco mentre tutti gli altri spazi aperti sono chiamati “campi” oppure “campielli”. Sono degli spiazzi circondati da edifici che da sempre hanno rappresentato il fulcro della attività sociali, commerciali e religiose. Il nome deriva dal fatto che in antichità erano usati per praticare pascolo, coltivazione o per ospitare cimiteri. In seguito piastrellati per svolgere altre funzioni.

2 – Masegne: I campi in terra vennero pavimentati dapprima in cotto con mattoni disposti a spina di pesce o a campiture delimitate da riquadri realizzati in pietra d’Istria. In seguito si sostituì al cotto i “masegni”. Sono delle lastre di trachite di forma rettangolare se vista dall’alto e lisce in modo da essere pratiche al calpestio cittadino. La loro forma è in realtà trapezoidale per meglio ancorarsi nel terreno al di sotto del piano calpestabile.

3 – Mudrā: Si tratta di posizioni specifiche delle mani che, secondo la tradizione indiana, vengono abbinate ad alcune pratiche di yoga, meditazione o danza richiamano un determinato beneficio energetico.

4 – La Leggenda del cerchio di Giotto estratta da questa fonte: “Si narra che papa Bonifacio VIII, nell’atto di bandire il Giubileo del 1300, fosse alla ricerca di un artista a cui commissionare il proprio ritratto, e che gli fosse stato suggerito il nome di Giotto di Bondone, il quale si era già distinto per l’affresco Storie del vecchio e nuovo testamento, realizzato nella basilica di S. Francesco di Assisi, e per il Crocifisso di S. Maria Novella a Firenze. Durante l’incontro con il fiduciario del papa, Giotto, per dar prova delle proprie abilità, disegnò un cerchio su una tela. La semplice, ma perfetta, opera bastò a Bonifacio VIII per comprendere le qualità dell’artista”.

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