Il volo dell'Aquila

Il volo dell’ Aquila

Scorre veloce un letto di nuvole, come un immenso ammasso di cotone, celando la gola profonda tra le montagne sotto di me. La verità è che non mi serve nemmeno vedere, perché sento il “tutto” attorno, come fossi dotato di un potente sesto senso. In più percepisco i suoni vicini e lontani, in un modo così chiaro e definito come mai prima d’ora.

Sopra di me, un cielo di uno stupendo color azzurro, terso, sereno, fresco, rassicurante da guardare e così perfetto, come quello dopo una giornata di pioggia.

Volo, sono un’ aquila.

Giro la testa e vedo scorrere intorno le montagne spruzzate di neve. Sono a mio agio, padrone di questo luogo, perché questa è la mia casa. Guardo le mie ali e la cosa stupenda è che le sento mie, così vive e così forti. È straordinario!

 

Sposto l’inclinazione delle ali, assecondo il movimento con il resto del mio corpo e mi lancio in un’intensa cabrata. In una frazione di secondo mi desto dal torpore del planare, come fosse un tuffo in un oceano gelido, attivando i sensi e la tensione muscolare di questa mia perfetta macchina da caccia. È strano, ma la sensazione è che tutto accada in uno stato di assenza di pensiero.

 

Scopro che un’aquila sente vitali, sebbene apparentemente inermi, l’estremità delle sue penne. Il vento che accarezza le mie ali mi da una percezione simile a quella di sfiorare qualcosa con le punta delle dita di una mano, ma con la facoltà di acquisire informazioni del tutto diverse.

 

L’aria fredda dell’alta quota filtra e scorre rapida tra le penne marroni all’estremità delle mie ali d’aquila. Vibrano facendomi “assaggiare” la densità e l’umidità dell’atmosfera che mi avvolge.

 

Cambio traiettoria di volo con piccole correzioni alari. Sono libero e in perfetta armonia. Posso farmi cullare dal vento, “surfare” sulle correnti d’aria oppure contrastarle a mio piacimento. Gioco con il vento come farebbe un bambino con la mano fuori dal finestrino dell’auto. Quassù è una danza facile e naturale.

 

Sono il silenzio delle cime e l’imprevedibilità di una valanga, sono la velocità e la dolcezza del vento. Sono qui ora, nel pieno delle mie forze perfettamente immerso nel mio elemento naturale.

 

C’è un’assenza di pensiero. Sento un aderenza con il mio istinto d’aquila, che mi guida a fare ciò per cui sono stato ideato da madre natura. C’è un piacere, nel fare tutto questo, più “semplice” di quello umano. In verità è un sottile e quasi impercettibile senso di gioia onnipresente, come fosse uno stato di gratitudine per fare ciò per cui si è nati.

 

A un tratto, le nuvole sotto di me si diradano. Sebbene sfreccio tra le cime riesco facilmente a mettere a fuoco un coniglio bianco che ignaro, duemila metri più giù trotterella sulla neve. La zona centrale del mio campo visivo è perfettamente nitida, mentre quella laterale è tutta sfocata come se, l’immagine del mondo attorno a me, fosse stata stirata all’interno di un tronco di cono.

La mia vista ad imbuto ha qualcosa di vagamente simile a quella di un motociclista, che ha lanciato la sua due ruote sopra i 200 km/h. Cambio la mia messa a fuoco, con la stessa semplicità di un gesto sulla ghiera di un cannocchiale.

 

Sento il divenire delle cose e il tutto che si rigenera continuamente. Sento il nascere e il morire della natura e lo scorrere del momento presente.

 

La mia consapevolezza si allunga tendendo all’infinito. Percepisco questa totalità del creato e ne rimango estasiato, affascinato, completamente coinvolto. Sono parte integrante di tutto questo.

 

Guardo le nuvole scorrere veloci, poi rallentano e poi ancora velocissime, come in una ripresa cinematografica accelerata.

 

Comprendo l’illusione del tempo come normalmente lo vivo. È così, perché io voglio vederlo così com’è, per poter fare questo tipo di esperienza umana. Da aquila, invece, il tempo scorre in modo diverso e il contatto con se stessi e con la propria natura è molto più diretto, senza filtri.

 

Mi rassereno perché i problemi di ogni giorno, quassù nell’azzurro, si ridimensionano, divenendo così ridicoli e banali.

Cambio punto di vista e li vedo sotto una nuova luce: così limitati e così limitanti, rispetto a questo oceano di silenzio e pace che scorre senza tempo.

Ascolto la gioia del mio cuore, danzando libero nei cieli immensi, in piena aderenza con ciò che meglio so fare: essere aquila.

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